2100, le mappe dell'Italia sott'acqua

Il livello del mare non è immutabile ma cambia nel tempo, influenzato dai movimenti tettonici, dalle caratteristiche del territorio e soprattutto dai cambiamenti climatici: a causa del riscaldamento globale molte aree costiere sono oggi a rischio allagamento e sempre più persone rischiano di dover lasciare la propria casa, diventando a tutti gli effetti migranti climatici. Negli Stati Uniti sono circa 25 milioni gli abitanti che vivono in territori vulnerabili alle inondazioni, mentre in Europa un terzo della popolazione abita entro 50 chilometri dalla costa. 

 

In Italia l’innalzamento del livello del mare previsto è diverso di zona in zona. “Alcune aree sono già oggi a zero o sottozero e la costa si abbassa, si alza o si sposta per vari motivi”, spiega a National Geographic Italia Fabrizio Antonioli, Research Director al Laboratorio Modellistica Climatica e Impatti dell’ENEA. “Da qui a qualche decennio l’innalzamento ci sarà e su questo non c’è nulla da fare, ma costruendo dighe, idrovore e prendendo provvedimenti adatti sarebbe possibile evitare gli allagamenti”. 

 

Nell'ambito del progetto RITMARE, Antonioli e colleghi hanno appena pubblicato su Quaternary Science Reviews uno studio che mostra i livelli del mare previsti per il 2100 in quattro aree italiane a rischio: il Nord Adriatico, il golfo di Taranto, il golfo di Oristano e quello di Cagliari. In base alle previsioni l’Italia di fine secolo potrebbe essere una penisola molto diversa da quella che conosciamo, con fino a 5.500 chilometri quadrati di pianure costiere ormai sommersi. “Rispetto alle pubblicazioni passate ci sono due grandi novità: le ultime previsioni sull’Italia si basavano sul report IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) del 2007, mentre stavolta abbiamo usato le proiezioni del 2013 per creare quattro mappe in altissima definizione, con tre linee che indicano tre diversi modelli sull’aumento del livello del mare”.

 

 

Le linee costiere previste nel 2100 nelle zone esaminate dallo studio:  a) il Nord Adriatico; b) il golfo di Taranto; c) il golfo di Cagliari; d) il golfo di Oristano. In verde, le isoipse, vale a dire le linee che collegano tutti i punti che si trovano a 5 metri sotto il livello del mare; in rosso, l'avanzamento dei mari previsto sulla base del rapporto IPCC del 2007. Illustrazione da F. Antonioli et al. / Quaternary Science Reviews 158 (2017)

 

Nella zona del Nord Adriatico, poco sotto Venezia, l’ingressione (ovvero l’area che si prevede sarà sommersa dall’acqua) supera i 30 chilometri. L’area tra Trieste e Venezia è tra quelle più vulnerabili: già oggi sono molti i chilometri quadrati sotto il livello del mare e “a Venezia ci sono abbassamenti tettonici che arrivano quasi a raddoppiare l’effetto dello scioglimento dei ghiacci ”, spiega Antonioli. “La costa è piatta, come quella di Oristano, quindi ci troviamo di fronte a una pianura con sedimenti fini e non rocciosi, dove non ci sono dune a fare da riparo naturale all’ingressione marina. Ci sono poi zone di totale antropizzazione, anch’esse prive di difese di fronte al mare che sale”. 

 

Difese che andrebbero costruite per gestire gli ambienti costieri e proteggerli dall’allagamento, visto che alla data X mancano poco più di 80 anni. Invece le previsioni climatiche pubblicate finora, per quanto urgenti, non hanno suscitato le risposte attese. “Ma la mia speranza è che con l’ultimo lavoro passi finalmente il messaggio, perché è a questo che serve fare studi di previsione. E che perlomeno si scelga di non costruire ferrovie o strade in zone che nel giro di qualche decennio non saranno più così come le vediamo ora”.

 

Nei dati IPCC del 2013 si prevede un innalzamento globale del mare che varia da un minimo di 53 centimetri a un massimo di 97 entro il 2100, a seconda del livello di gas serra presente nell'atmosfera. Anche se dovesse essere raggiunto l'obiettivo di ridurre significativamente le emissioni, come previsto dalla conferenza di Parigi del 2015, il livello dovrebbe ugualmente salire a un tasso lievemente più basso, tra i 28 e i 60 centimetri. Questi dati però non bastano a spiegare l'impatto sulle varie realtà. "Per ogni territorio bisogna includere nelle previsioni anche altri elementi, come i fenomeni tettonici, e questo livello di precisione si inizia a vedere solo ora”, dice Antonioli. “Noi abbiamo cercato di essere il più rigorosi possibile: grazie ai voli satellitari abbiamo acquisito mappe con definizione inferiore al metro, in grado di intercettare differenze di quota molto dettagliate. Analizzarle non è stato semplice ma integrandole con dati tettonici, quindi informazioni sulla geofisica del pianeta, ci hanno permesso di identificare sito per sito il livello del mare atteso sulle coste italiane”. 

 

FONTE: http://www.nationalgeographic.it/ambiente/clima/2017/01/17/news/livello_del_mare_italia_2100-3386497/

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