Quattro rapporti Ipbes: nessuna crescita economica se diminuisce la biodiversità

Nell’incontro di Medellin sono state approvate le relazioni sullo stato delle biodiversità  nelle Americhe, in Africa, nell'Asia-Pacifico e nell'Europa-Asia centrale: tre anni di lavoro di 500 esperti provenienti da 100 Paesi.

 

In occasione del sesto meeting dell'Intergovernamental Science Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (Ipbes), tenutosi dal 17 al 24 marzo a Medellin in Colombia, sono stati presentati e approvati i quattro rapporti sullo stato della biodiversità nelle Americhe, in Africa, nell'Asia-Pacifico e nell'Europa-Asia centrale.

 

"La biodiversità e il contributo della natura alla vita delle persone ci appaiano come lontane dalle nostre vite quotidiane", ha detto il presidente dell'Ipbes, Sir Robert Watson, "nulla potrebbe essere più lontano dalla verità: sono la base del nostro cibo, acqua pulita ed energia. Sono al cuore non solo della nostra sopravvivenza, ma anche delle nostre culture, identità e godimento della vita”.

 

Le relazioni di valutazione Ipbes, risultato di più di tre anni di lavoro, scritte da 550 esperti, provenienti da oltre 100 Paesi diversi, si basano su risposte a domande chiave per ciascuna delle quattro regioni, tra cui: perché la biodiversità è importante; dove stiamo facendo progressi; quali sono le principali minacce e opportunità per la biodiversità; come possiamo adeguare politiche e istituzioni per un futuro più sostenibile.

 

"Nelle Americhe, la ricca biodiversità fornisce un immenso contributo alla qualità della vita, riducendo la povertà e al contempo rafforzando le economie e i mezzi di sussistenza", ha detto Jake Rice (Canada), co-presidente della valutazione americana. "Il valore economico del contributo della natura terrestre delle Americhe alle persone è stimato in oltre 24mila miliardi di dollari Usa all'anno, equivalente al Pil della regione, ma quasi i due terzi (65%) di questi contributi sono in declino, a causa del cambiamento climatico”.

 

La relazione sottolinea il fatto che le popolazioni indigene e le comunità locali hanno creato una varietà di sistemi di policoltura e agroforestali, che hanno aumentato la biodiversità. Tuttavia, il disaccoppiamento degli stili di vita dall'ambiente locale ha eroso, per molti, il loro senso del luogo, della lingua e delle conoscenze locali indigene. Più del 60% delle lingue nelle Americhe e le culture ad esse associate sono in grave crisi o addirittura in via di estinzione.

 

Per quanto riguarda l’Africa, invece, la situazione è più preoccupante. "Le immense risorse naturali dell'Africa e il suo diverso patrimonio culturale sono tra le ricchezze strategiche più importanti sia per lo sviluppo umano che per il benessere", ha affermato Emma Archer (Sudafrica), co-presidente della valutazione regionale africana. "L'Africa è l'ultimo posto sulla Terra con una vasta gamma di grandi mammiferi, ma al giorno d’oggi piante, pesci, anfibi, rettili, uccelli e grandi mammiferi sono più che mai minacciati”. Il Continente, inoltre, è estremamente vulnerabile agli impatti dei cambiamenti climatici, “e questo avrà gravi conseguenze per le popolazioni economicamente emarginate”, prosegue Emma Archer. Entro il 2100, il cambiamento climatico potrebbe anche comportare la perdita di oltre la metà delle specie di uccelli e mammiferi africani, con un calo del 20-30% della produttività dei laghi africani e una significativa perdita di particolari specie di piante.

 

Nell’area asiatico-pacifica, la biodiversità e i servizi eco sistemici hanno contribuito alla rapida crescita economica media annua del 7,6% dal 1990 al 2010, a beneficio dei suoi oltre 4,5 miliardi di persone. “Questa crescita, a sua volta, ha avuto impatti diversi sulla biodiversità e sui servizi ecosistemici ", ha affermato Madhav Karki (Nepal), co-presidente della valutazione Asia-Pacifico. "La biodiversità della regione si trova di fronte a minacce senza precedenti, da eventi meteorologici estremi e innalzamento del livello del mare, all'intensificazione agricola e all'aumento di rifiuti e inquinamento".

 

Il rapporto afferma che, sebbene si sia verificato un declino generale della biodiversità, vi sono stati anche importanti successi, tra cui, ad esempio, l'aumento delle aree protette. Negli ultimi 25 anni, le aree marine protette nella regione sono aumentate di quasi il 14% e l'area protetta terrestre è aumentata dello 0,3%. La copertura forestale è aumentata del 2,5%, con i maggiori incrementi nel Nord Est asiatico (22,9%) nell'Asia meridionale (5,8%).

 

Infine, per quanto riguarda Asia centrale ed Europa, una tendenza importante è la crescente intensità dell'agricoltura convenzionale e della silvicoltura, che porta al declino della biodiversità. Si teme che gli sforzi in atto siano insufficienti per arrestarne la perdita. "Il popolo europeo consuma più risorse naturali rinnovabili di quanto non produca", ha affermato il Markus Fischer (Svizzera), co-presidente della valutazione per l'Europa e l'Asia centrale con Mark Rounsevell (Regno Unito), "anche se questo è compensato in parte da maggiori biocapacità nell'Europa orientale e nelle parti settentrionali dell'Europa occidentale e centrale". Nell'Unione europea, tra le valutazioni sullo stato di conservazione delle specie e dei tipi di habitat in estinzione, solo il 7% delle specie marine e il 9% degli habitat marini mostrano uno "stato di conservazione favorevole".

 

Gli autori affermano all’unisono che un'ulteriore crescita economica possa facilitare lo sviluppo sostenibile solo se dissociato dal degrado della biodiversità. “Tale disaccoppiamento”, affermano gli esperti, “non è però ancora avvenuto e richiederebbe un profondo cambiamento nelle politiche e riforme fiscali a livello globale e nazionale”.

 

Scarica i report completi: https://www.ipbes.net/outcomes

 

di Flavio Natale

 

FONTE: http://asvis.it/news/718-2799/quattro-rapporti-ipbes-nessuna-crescita-economica-se-diminuisce-la-biodiversita