Rapporto GreenItaly 2018: una nuova idea di sviluppo

Quali obiettivi devono raggiungere l’economia, la politica e la società per la sopravvivenza del Pianeta? Secondo l’IPCC (Intergovernmental Panel in Climate Change) dell’ONU, per limitare il riscaldamento globale a 1,5° C le emissioni di carbonio dovranno diminuire del 45% entro il 2030, fino ad azzerarle entro il 2050.

 

Il Rapporto GreenItaly 2018 (pdf)– di Fondazione Symbola e Unioncamere, patrocinato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e promosso in collaborazione con il Conai e Novamont – invita a valutare questi dati a livello mondiale e ricorda che i mutamenti climatici hanno effetti sul futuro, ha esordito Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola: per questo dobbiamo chiederci quale sia la nostra idea di sviluppo. Da più parti ci sono segnali incoraggianti, la consapevolezza cresce nelle imprese e nella politica come nella società. Sergio Marchionne vedeva nei mezzi ibridi o elettrici la mobilità del futuro. In Germania i Verdi sono in ascesa. Perfino la Cina invia segnali di consapevolezza ambientale. La prestigiosa rivista Nature ha selezionato gli 11 ricercatori emergenti più influenti nel mondo della scienza (tra cui due italiani), e alcuni di loro svolgono ricerche in campo ambientale. I Premi Nobel per la Chimica e per l’Economia assegnati nel 2018 sono colorati di verde. Come ha sottolineato Realacci “il Rapporto GreenItaly fotografa un mondo in movimento dove l’Italia fa l’Italia. Le nostre aziende hanno la capacità di cogliere il cambiamento prima degli altri e capire che il green conviene, non è una scelta per anime belle, è una scelta lungimirante in sintonia con la Laudato si’ di Papa Francesco”.

 

Notizie confortanti quelle che ci arrivano da Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere, che ha ospitato l’evento. L’Italia è molto migliorata come input energetico, utilizzo di materie prime ed emissioni atmosferiche, un po’ meno per la riduzione dei rifiuti semplicemente perché andava già molto bene. Questo significa che ha un’alta eco-efficienza: la quota del riciclo sulla totalità dei rifiuti è del 79%. Sul fronte strettamente economico, il green paga in termini di maggiore export, occupazione e innovazione per le imprese, ovvero in crescita del fatturato. Senza dimenticare che “green economy significa rispetto per l’ambiente, tutela del territorio e delle sue risorse”.

Nel quadro globale, emerge dal Rapporto GreenItaly, l’Italia spicca con esempi virtuosi in tanti settori. Tra quelli produttivi, ne citiamo uno per tutti: il settore dell’arredamento è da molti anni all’avanguardia per il tasso di circolarità e per l’alto contenuto di materiale riciclato nei propri prodotti. Proprio sul fronte del riciclo il nostro Paese costituisce un’eccellenza a livello europeo, ha sottolineato Giorgio Quagliolo, presidente del Conai. Ha però esortato anche a un cambio di passo: ad esempio, progettare gli imballaggi già pensando al loro fine vita. Detenere un primato è importante, ma per conservare la propria posizione serve un gioco di squadra pubblico-privato che preveda norme coerenti e semplificate: è necessaria una visione che dia certezza e quindi spinga a investire. Anche per questo sarebbe sensato prevedere degli incentivi per chi produce materie prime seconde.

 

Il valore dell’economia verde è cresciuto negli ultimi anni, e continua a crescere, anche se fino a un certo punto era vista con una certa ostilità. L’Enel, ha spiegato l’amministratore delegato Francesco Starace, sta facendo un graduale e impegnativo passaggio dalle fonti fossili – che avrà eliminato nel 2050 – alle energie rinnovabili, che si stanno rivelando più competitive. Molti gli scenari aperti: digitalizzazione dell’energia a bassa e media tensione, infrastrutture, illuminazione pubblica a led, ricarica per le auto elettriche. Questo passaggio implica anche la chiusura delle centrali attuali. Come trasformarle e dare loro una nuova vita? Francesco Starace ne parla con Rinnovabili.it.

 

Novamont, azienda leader nella chimica verde, evidenzia tre parole chiave: qualità, sinergia, leadership. È importante non solo la quantità ma anche la qualità delle materie prime da riciclo. C’è bisogno di sinergia tra imprese e istituzioni per capitalizzare le eccellenze e risolvere i problemi in modo innovativo. Senza sinergia e senza innnovazione si perde la leadership quando si ci si deve misurare con competitor importanti come la Cina.

 

Purtroppo c’è ancora una “economia deviata” che vuole impedire il decollo di quella circolare. Servono quindi regole e vincoli precisi per tutelare le aziende virtuose che esistono, anche al Sud, spiega Salvatore Micillo, sottosegretario al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Proprio per la tutela dell’ambiente bisogna dire basta ai prodotti con obsolescenza programmata che hanno un impatto pesante sul territorio: quindi un’esortazione ad aziende e consumatori a diventare più consapevoli e più attenti all’ambiente.

 

di Isabella Ceccarini

 

Fonte: http://www.rinnovabili.it/ambiente/rapporto-greenitaly-2018/