Il primo database globale dei fiumi documenta 40 anni di cambiamenti

Lo studio “Global rates and patterns of channel migration in river deltas”, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS)  da Teresa Jarriel, John Swartz e Paola Passalacqua dell’università del Texas – Austin. presenta il primo database in assoluto che compila lo spostamento nel tempo dei più grandi fiumi del mondo e che potrebbe diventare uno strumento essenziale per gli urbanisti per comprendere meglio come si comportano i delta di questi fiumi dove vive gran parte della popolazione terrestre.

 

Il database utilizza remote sensing data  disponibili pubblicamente per mostrare come si sono spostate le linee centrali dei fiumi dei 48 delta più minacciati del mondo negli ultimi 40 anni ed evidenzia che «I dati possono essere utilizzati per prevedere come i fiumi continueranno a spostarsi nel tempo e aiutare i governi a gestire la densità della popolazione e lo sviluppo futuro».

 

La Passalacqua, del Dipartimento di ingegneria civile, architettonica e ambientale della Cockrell School of Engineering che la ricerca sull’analisi dei fiumi, spiega che «Quando pensiamo alle strategie di gestione dei fiumi, abbiamo pochissime o nessuna informazione su come i fiumi si spostano nel tempo».

 

Il database include tre grandi fiumi degli Stati Uniti: il Mississippi, il Colorado e il Rio Grande e, sebbene alcune aree di questi delta stiano vivendo una migrazione, nel complesso sono per lo più stabili. La Passalacqua evidenzia che «In questo svolgono un ruolo strategie di contenimento aggressive per mantenere quei fiumi al loro posto, specialmente vicino ai centri abitati».

 

I tassi di migrazione medi per ciascun delta fluviale aiutano a identificare quali aree sono stabili e quali stanno subendo importanti spostamenti fluviali. I ricercatori hanno anche pubblicato online dati più estesi che includono informazioni su come i diversi segmenti di fiumi si sono spostati nel tempo che potrebbe aiutare i pianificatori a vedere cosa sta succedendo nelle aree rurali rispetto alle aree urbane quando prendono decisioni su come gestire i fiumi e cosa fare con lo sviluppo ue<rbanistico.

 

Per compilare i dati,  i ricercatori si sono basati su tecniche utilizzate in diverse discipline: l’apprendimento automatico e il software di elaborazione delle immagini li hanno aiutati a esaminare le immagini  che si estendono per decenni  e per sviluppare questa tecnologia hanno lavorato con Alan Bovik del Dipartimento di Ingegneria elettrica e informatica e Leo Isikdogan. Per tenere traccia dei cambiamenti nelle posizioni dei fiumi nel corso degli anni, hanno invece preso in prestito dalla meccanica dei fluidi strumenti progettati per monitorare le particelle d’acqua negli esperimenti di turbolenza.

 

La Jarriel, principale autrice dello studio, assistente di ricerca laureata nel laboratorio di Passalacqua, spiega a sua volta che «Abbiamo avuto l’idea di utilizzare gli strumenti della meccanica dei fluidi durante la partecipazione a un seminario settimanale del dipartimento nel quale altri ricercatori dell’università condividono il loro lavoro.  Questo dimostra quanto sia importante collaborare tra le discipline».

 

I fiumi che hanno un elevato flusso di sedimenti e piene frequenti si spostano di più come è nella loro natura e fa parte di un importante tradeoff che sta alla base della ricerca della  Passalacqua e «Conoscendo di più su questi delta fluviali dove vivono milioni di persone, i pianificatori possono avere un’idea migliore di come bilanciare al meglio questi tradeoff». Il team della Passalacqua ha recentemente pubblicato su Earth’s Future, lo studio “Stable ≠ Sustainable: Delta Dynamics Versus the Human Need for Stability” che analizza questi “compromessi” tra la necessità di libertà del fiume e il desiderio di stabilità dell’umanità.

 

La Passalacqua lavora su questo tema da più di 8 anni e insieme ai suoi collaboratori sta per pubblicare un altro studio che va oltre il corso principale dei fiumi per esaminarne anche le sponde ed è convinta che «Queste informazioni aggiuntive forniranno un’immagine ancora più chiara dello spostamento di un fiume nel tempo, con più sfumature, perché le sponde fluviali possono spostarsi in direzioni diverse e a velocità diverse».

 

Fonte: https://greenreport.it/news/scienze-e-ricerca/il-primo-database-globale-dei-fiumi-documenta-40-anni-di-cambiamenti/